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Itinerari di Pesca
Lazio

PROFONDITA' MASSIMA: 5 mt

FONDALE: Roccia bianca e tremolina

COSA TROVATE: 
Un luogo di sicuro interesse è "Acqua Magnesia" situato a lato della via Appia in direzione Sperlonga, subito dopo il centro di Terracina. E' molto semplice da individuare, come punto di riferimento subito prima si incontra un chiosco presso il quale si possono acquistare frutti di mare, ed ammirare i bellissimi acquari con gigantesche Aragoste, Astici, Murene, Spigole, Orate.. un vero spettacolo!
In questo tratto di mare il fondale è scoglioso formato da roccia bianca e tremolina, ricco di vegetazione e con grandi scogli emergenti. E' chiamato "Acqua Magnesia" dagli abitanti del luogo perché sono presenti sorgenti sotterranee di acqua dolce che costituiscono un richiamo irresistibile a numerose specie di pesci prime fra tutte Spigole, Cefali Lustrini, Mormore e Saraghi. La scarsa profondità, dai tre ai cinque metri e la facilità di accesso, consente la pesca a un gran numero di sub più o meno esperti e può rappresentare una palestra ideale nei periodi freddi. Inoltre, il luogo è ben protetto dai venti. Appena entrati in acqua si incontra lo scoglio emergente "Il Cappello", data la forma somigliante di un cappello. Questo scoglio ha delle tane passanti molto interessanti perché spesso vi stazionano Spigole di buona taglia, branchi di Cefali che gironzolano frenetici e Saraghi impauriti. Quindi bisogna arrivare all'ingresso delle tane senza fare il minimo rumore, torcia spenta e con il fucile pronto per sorprenderli e mettere a paiolo qualche bello esemplare. Proseguendo troviamo una serie di lastroni e scogli accatastati ottimi per trovare anche se ben nascosti Saraghi di buona taglia e qualche Cerniotto. Andando avanti troviamo le famose sorgenti riconoscibili dalle bollicine che fuoriescono dal fondo e dalla opaca visibilità che provoca l'acqua dolce mescolandosi con quella marina. La tecnica migliore da attuare è quella dell'aspetto cercando di fare una capovolta silenziosa, ricordarsi di togliere l'areatore dalla bocca e cercare di non muoversi durante l'attesa. Spigole e Cefali, sono le catture più frequenti, mentre nei periodi di passo, per la vicinanza del porto, troveremo con facilità Ricciole e Serra intenti a cacciare Cefali e Aguglie. Fate però attenzione alle reti dei pescatori che mettono e alle barche che praticano la traina avvicinandosi molto sotto costa. Quindi si consiglia, oltre al pallone segna sub, molta prudenza. Fucili indicati sono: arbalete da novanta, cento centimetri per chi pesca all' aspetto mentre per chi pesca in tana è ottimo un pneumatico da settanta centimetri con variatore armato di fiocina. In questo modo è possibile fare quando capita, tiri al volo non mirati.

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Gentilmente concesso da: 

PSA

PROFONDITA' MASSIMA: non dichiarata

FONDALE: Roccia, Sabbia

COSA TROVATE: 
Un altro valido punto, ricco di pesce bianco, è lo sbocco al mare del canale Badino, situato subito dopo l'abitato di Terracina verso San Felice Circeo. Questo canale è molto frequentato da pescatori sia con la canna che con le bilance; ciò costituisce un segno della presenza di pesce.
Si pesca appena fuori dal canale e la parte destra è la migliore. Qui troviamo una serie di scogli frangiflutti dove nei cunicoli passano bellissimi Saraghi ma difficili da prendere, perchè siamo costretti a fare dei tiri al volo. Più a largo troviamo un fondale sabbioso misto a scogli di tremolina, dove non è difficile fare belle catture, si tratta sempre di Spigole e Cefali che si avvicinano al canale. Nei periodi freddi si possono quindi effettuare, pescando all'aspetto o all'agguato, delle belle catture di Spigole che superano facilmente i due chilogrammi di peso. Unico problema di questo specchio d'acqua è la sua ridotta grandezza e che capita sovente di pescare in scarsa visibilità a causa della frequente torbidità, specialmente quando il vento proviene da mare. Di conseguenza si consigliano fucili corti e maneggevoli; un arbalete od un pneumatico da settanta centimetri va benissimo. Anche qui la profondità è contenuta e possiamo passare delle ore divertenti.

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Gentilmente concesso da: 

PSA

PROFONDITA' MASSIMA: circa 10 metri partendo da terra, sulla secca esterna si arriva a quote più importanti. 

FONDALE: roccia e sabbia nella parte più a riva,uscendo vi è grotto. 

COME ARRIVARE: 
Se venite da Roma si può prendere la Via Aurelia fino ad arrivare a S.Marinella ,che dista circa 50 km, oppure l’autostrada uscendo a Santa Severa e proseguendo per circa 10 km verso Nord. 

PUNTO DI PARTENZA: 

La strada litoranea costeggia il mare e quindi non è difficile trovare punti di accesso,si può partire dal comodo scivolo dirigendosi verso destra oppure proseguire lungo tutte le piccole vie che portano al mare,lì troverete sempre delle discese abbastanza comode. 

COSA TROVATE: 
Capo Linaro è uno dei posti più interessanti per chi si trova a Roma e provincia,la zona pescabile è enorme e si estende molto verso il largo. Potete trovare tutte le specie pescabili,fatta eccezione per le grosse cernie,maggiormente si insidiano saraghi,cefali ed orate.L’acqua si mantiene abbastanza pulita,consiglio fucili sui 90/100 


Segnalato da: guido 88             Gentilmente concesso da:

 

PSA

Lungo il litorale del basso Lazio, si erge il promontorio del Circeo a cui fanno da cornice favolose spiagge di sabbia finissima con acqua incontaminata. La limpidezza della costa, frastagliata e rocciosa, e le numerose secche a largo, attraggono da sempre una folta schiera di subacquei. Dista circa cento chilometri da Roma ed e' raggiungibile con facilita' mediante la via Pontina oppure tramite la strada statale Appia. E' dotato di un porto fornito di comodi scivoli per le imbarcazioni con carrello e punto di partenza per i traghetti diretti all'isola di Ponza.
Nella zona troviamo il parco nazionale del Circeo con una fitta foresta naturale protetta dove e' vietata qualsiasi tipo di caccia; ai piedi del monte si aprono verso il mare una serie di suggestive grotte, tra cui quella della Maga Circe famosa per la leggenda. Alle spalle vi e' un lago paludoso, riserva naturale, dal quale si diramano piu' canali al mare, zona ideale per il ripopolamento di molte specie di pesce.
Il nostro itinerario inizia da uno di questi canali sotto le scogliere di Torre Paola, facile da individuare perche' si possono vedere ancora oggi i resti dell'antica torre. Partendo da riva e precisamente a destra del canale troviamo una lingua di scogli lunga circa cinquanta metri
di bassa profondita', massimo quattro metri, molto interessante per chi pesca all'aspetto. Nella zona pullula una grande quantita' di pesce bianco proveniente dal canale, in particolare spigole e grossi cefali, quest'ultimi pascolano indisturbati fra sabbia e alghe, alla ricerca di cibo. Non mancano le orate che nelle ore piu' calde, attratte dalle numerose colonie di mitili, si avvicinano tranquillamente per mangiare e, distratte dal banchetto, diventano facile preda dei pescatori.
L'attrezzatura e' quella classica per la pesca all'aspetto in acqua bassa: maschera con buona visibilita', pinne di media lunghezza per evitare rumori inutili , fucile arbalete da novanta centimetri e piombatura leggermente negativa, meglio se si possiede la piastra di piombo da applicare sulla schiena. I periodi migliori sono la tarda primavera e l'autunno dove sono state catturate spigole di oltre cinque chilogrammi. Fate pero' molta attenzione alle maree consultando le apposite tabelle, facili da reperire su riviste specializzate, perche' il posto e' condizionato dalla bassa marea che fa' defluire in mare l'acqua salmastra del canale, mista a fango, causando una notevole diminuzione della visibilita' fino a renderla torbida.
Dal lato sinistro del canale parte invece una zona di notevole interesse che costeggia la montagna, con un fondale caratterizzato da scogli isolati e posidonie che raramente oltrepassa i dieci metri di profondita'. Anche qui e' facile trovare pesce bianco con prevalenza di spigole e cefali, ma non
mancano i saraghi e qualche cernia, nascosti nelle profonde spaccature della roccia. E' preferibile pescare in tana poiche' agendo lungo il fianco della montagna, se poco prima di noi e' passato un'altro subacqueo avremmo poche possibilita' di effettuare catture all'aspetto. I fucili da utilizzare in questo caso sono oleopneumatici corti, sessanta, settanta centimetri con variatore di potenza, armati di arpione, dato che, le fenditure sono molto strette e scomode da esaminare.
Il punto dove si puo' tentare la posta a ricciole e  dentici, e' l'estremita' piu' esterna del promontorio dove incrociano forti correnti e non e' raro intravederli passare saettanti, spesso fuori tiro. Proseguendo avanti, sempre con profondita' intorno ai dieci metri, troviamo un fondale roccioso formato da massi accatastati con molte tane e anfratti dove e' facile trovare grossi gronghi, murene e qualche bel sarago maggiore. Qui si trovano le famose grotte della Maga Circe, accessibili sia da terra che da mare; il luogo e' lo stesso di famose leggende di pescatori locali che narrano di magiche pescate. 
Siamo cosi arrivati a Punta Rossa, una zona molto interessante e famosa per la consueta presenza sotto costa di spigole. Si tratta sempre di scogli isolati, ricchi di tane, che finiscono nella sabbia con una profondita' che va' dai tre ai sei metri, ed e' palestra ideale per chi si accinge alle prime battute di pesca all'aspetto. Come gia' detto la preda principe e' la spigola, che nei periodi invernali e' facile trovare in pochi centimetri d'acqua intenta a cacciare cefali e salpe nel frastuono delle onde. L'attrezzatura e' quella usuale per chi pesca all'aspetto, l'unica variante e' nei fucili che devono essere possibilmente arbalete, per la loro maggiore sileziosita', manovrabilita' e precisione rispetto agli oleopneumatici ed almeno  cento centimetri di lunghezza, data la limpidezza dell'acqua e la diffidenza dei pinnuti.
Di fronte questa scogliera , a circa seicento metri dalla costa, parte la secca di Punta Rossa, molto interessante per un buon apneista. Non e' difficile da individuare, basta prendere come riferimento il Faro del Circeo con Torre del Fico, ed ancora il Faro con la strada che costeggia la sommita' del monte ed andare verso il largo. L'acqua molto spesso limpida e un buon ecoscandaglio ci aiuteranno a trovarla. La secca e' formata da agglomerati rocciosi, da lunghi canaloni spaccati e da distese di posidonie con il tetto a quindici metri per giungere fino a venti metri di profondita'. La zona in estate   alquanto pescosa con presenza di cernie di due-tre chili, imponenti saraghi e regali corvine che scivolano tra le posidonie dove sono presenti molte tane nascoste. Le cose cambiano nei periodi di calma, che coincidono con quelli di passo, dove si possono incontrare nelle ore di primo mattino e quelle antecedenti al tramonto, palamite ,ricciole e sospettosi dentici che si materializzano dal blu profondo. L'attrezzatura in questo caso ha una importanza fondamentale per l'esito positivo della battuta: maschera con volume ridotto e buona visibilita', muta senza cerniera con salopette e parti stagne per avere maggiore protezione dal freddo, pinne con pala lunga e rigida, fucile corredato di mulinello da cento, centoventi centimetri possibilmente sagolato al pallone mediante del nailon che resta invisibile al pesce, ed infine non dimenticate il secondo fucile, molto utile per infliggere il "colpo di grazia" ad eventuali prede da trofeo. Per la presenza di forti correnti e a causa di barche che incrociano e praticano traina e' consigliabile avere un gommone d'appoggio, farsi seguire costantemente per la nostra sicurezza e tranquillita'. Continuando il nostro itinerario in direzione del porto, incontriamo fondali a tratti interessanti, che alternano massi isolati a chiazze di sabbia e di posidonia con profondita' variabile tra i tre e i sei metri, con rare punte di anche dodici. Qui trovano ricovero oltre agli onnipresenti saraghi, cernie di due-tre chili, piccole corvine e tordi. 
Partendo dal porto del Circeo, muniti di un buon ecoscandaglio e chiedendo notizie ai pescatori del posto, si puo' cercare una secca che ha fatto parlare di se per la tragica esperienza capitata ad un sub, che pare sia stato attaccato ed ucciso da uno squalo. Si tratta della famigerata "Secca del Quadro". Il fondale e' formato da pareti di roccia ricoperte da gorgonie e gradini rocciosi che danno ricovero a molte specie di pesce, un vero Eden sottomarino. La profondita' e' accessibile solo ai sub piu' esperti con grandi doti di acquaticita' e fiato, in quanto per ottenere buoni risultati occorre operare mediamente su profondita di venticinque, trenta metri. Qui si trovano ancora cernie enormi, corvine, saraghi faraoni, dentici e ricciole di venti-trenta chili che gironzolano attorno alle cime che risalgono dal fondo, ma quello che preoccupa di piu' e' che sembra sia frequentata dagli squali. Questa e' una minaccia da non sottovalutare quindi se vogliamo provare ad immergerci e' meglio avere a bordo del gommone, se si possiede, una lupara contro gli squali, essere in due e per una maggiore sicurezza l'uno deve controllare attentamente l'altro. I fucili da impiegare se possibile, devono essere oleopneumatici da settanta centimetri con variatore di potenza per chi pesca in tana, mentre da cento, centotrenta centimetri con mulinello e asta da otto-nove millimetri, per chi pesca all'aspetto. Ma la cosa piu' importante e' che l'attrezzatura sia adeguata in potenza, in perfette condizioni e controllata accuratamente prima di apprestarsi a pescare, per non avere poi spiacevoli sorprese.
Davanti l'antemurale del porto del Circeo, a circa due miglia di distanza tra Torre del Fico e la punta dell'antemurale stessa, c'e' un'altra interessante secca riportata anche sulle carte nautiche con il nome di "Secca della Mattonata". Per arrivarci e' consigliabile avere una valida imbarcazione con un buon motore, poiche' la zona presenta impetuose correnti che potrebbero creare dei problemi nel rientro, ed e' indispensabile un ecoscandaglio dato che non e' facile da individuare. Il fondale e' molto bello e vario, uno scenario stupendo che difficilmente si dimentica, con enormi caverne ricoperte da gorgonie ed anemoni, in cui dimorano bellissime cernie, massi accatastati che formano lunghe tane passanti dove gironzolano saraghi maggiori, pizzuti, orate e corvine, ed infine canaloni di roccia con interessanti spaccature che finiscono sulla sabbia, nelle quali e' possibile trovare qualche spigola spaventata. La profondita' non eccessiva e varia dai dodici ai diciotto metri mantenendosi costante per molte decine di metri fino ad arrivare sui quaranta metri con prevalenza di sabbia e praterie di posidonia.
Per concludere, un'ultima zona da non tralasciare e' quella delle scogliere frangiflutti sistemate per proteggere le spiagge della cittadina. La profondita' non e' elevata ma certamente il divertimento e' assicurato. Infatti nel periodo che va' da fine agosto a tutto ottobre la zona e' frequentata da ricciole e pesci serra di due-tre chili che vanno a caccia di cefali.

 

PROFONDITA' MASSIMA: 15 mt. 

FONDALE: roccia e sabbia nella parte più a riva uscendo anche di poco vi è grotto. 

COME ARRIVARE: 
Consiglio di prendere l’autostrada ed uscire a Civitavecchia Sud ,lì proseguite verso Nord,al secondo semaforo che incontrerete dirigetevi verso sinistra,è la strada che porta verso il porto,e girate alla prima sulla sinistra. Lì c’è un piazzale e potete proseguire verso le piccole stradine che portano verso il mare. 

COSA TROVATE: 
La lega navele di Civitavecchia è uno dei posti più battuti di tutta la costa e spesso è teatro di molte gare. La zona è molto ricca di spacche e presenta un grotto molto bello ed alto,il pesce c’è ma è davvero nervosissimo e non si contano le giornate in cui si fanno decine di avvistamenti senza mai riuscire a portare a tiro nulla. La specie maggiormente presente è il sarago seguito dai cefali e dentici di buona taglia nella parte più esterna. L’acqua è quasi sempre limpida e consiglio una arma sui 100 cm. Io consiglio di controllare bene il sottocosta nella fascia dei 3/5 metri di fondo perché potrebbe riservare belle sorprese. Il fondale degrada poco e bisogna uscire parecchio per trovare fondo.


Segnalato da: guido 88             Gentilmente concesso da:

 

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L'itinerario di cui vogliamo parlare si trova a due passi da Roma ed e' luogo di importanza turistica ed archeologica in quanto vi sorge il castello di S.Severa, situato nei pressi della frazione omonima. Meta di molti sub e turisti, della capitale e non, è raggiungibile con facilità , sia da nord che da sud di Roma, percorrendo la strada statale Aurelia, oppure la comoda e panoramica autostrada A12 Roma-Civitavecchia.
Questo tratto di costa caratterizzato da lunghe spiagge di sabbia scura ( l'accesso di una parte interdetta dal poligono e dall'aeroporto militare di Furbara ), frequentate da molti pescatori appassionati di Surf Casting. Partiamo con il nostro itinerario dal vicino e comodo scivolo comunale del porto di Santa Marinella, ottimo per varare il gommone o qualsiasi altra imbarcazione. Unica raccomandazione è quella di arrivare di buon mattino per non incappare in lunghe e noiose attese, poichè nella zona è l'unico accesso al mare con carrello ed ampio parcheggio per la macchina. Appena usciti dal porto, a circa duecento metri dalla costa, in direzione sud, troviamo delle piccole secche formate da massi accatastati e da grotto . Conviene dare uno sguardo solo nei periodi invernali, dove si possono catturare in pochi metri d'acqua, con la tecnica dell'aspetto, saraghi, cefali e spigole. Proseguendo avanti, il fondale non è molto interessante, con zone di piccoli massi misti a posidonia e la profondità non supera quasi mai i sei, sette metri. Si possono provare soltanto degli aspetti a spigole e cefali (quest'ultimi in ottobre sono di notevoli dimensioni), con fucili da settanta, novanta centimetri di lunghezza, ai lati delle scogliere frangi flutti messe a protezione delle spiagge.

Più avanti, finalmente troviamo una zona molto interessante, in localitò i Grottini, appena prima della marina di Santa Severa. Partendo da terra il fondale, dai tre ai sette metri, è ottimo per praticare la pesca all'aspetto, poichè è formato da massi accatastati misti a sabbia e distese di posidonia, dove trova ospitalità molto pesce bianco, tra cui spigole di notevoli dimensioni, cefali, saraghi e qualche corvina, oltre agli onnipresenti gronghi. Il periodo migliore è quello che va' dalla primavera agli inizi dell'estate, mentre per le spigole il tardo autunno da buoni risultati. I fucili consigliati sono arbaleti con elastici da sedici, per un migliore brandeggio laterale, che non devono superare i novanta centimetri, poiché l'acqua non è mai limpida specialmente se tira vento di scirocco. 
Più a largo, in corrispondenza della torretta dei "GROTTINI", una vecchia costruzione ben visibile da mare, parte una lingua di scogli di roccia
bianca mista a posidonia, ad una profondità di tre metri, fino ad arrivare a trecento metri ad arco verso il castello di Santa Severa, con una profondità di otto, dieci metri. E' un posto adatto ai principianti che vogliono fare un paio d'ore di pesca in tranquillità , dove si rifugiano saraghi, cefali e grossi tordi. Sempre davanti la torretta, a circa un miglio, allineata con l'unico palazzo che si scorge in mezzo alle ville, troviamo una piccola secca che ha il cappello a circa sette metri di profondità. Il fondale è formato in prevalenza da grotto e roccia porosa, con piccole cadute di alcuni metri, formando anfratti e buche abitate da saraghi, corvine, gronghi e puo' capitare qualche cerniotta. La pesca in tana è quella che da i risultati migliori, anche se in Maggio sono stati catturati dentici di tre, quattro chili, all'aspetto. I fucili consigliati in questo caso sono pneumatici da cinquanta, settanta centimetri per insidiare i saraghi negli spacchi piu' stretti, mentre per chi è piu' esperto, è¨ ottimo un fucile arbalete da settanta centimetri. Alla stessa distanza,è questa volta davanti all'albergo " Pino a mare ", troviamo un banco di roccia formato da dedali e fessure ad una profondità di circa dieci metri. Anche qui il pesce bianco non manca con saraghi e corvine di buone dimensioni, mentre nei periodi invernali si trovano grossi esemplari di spigola. L'attrezzatura e' la stessa indicata prima vista la stessa conformita' del fondo.
Da questo punto in poi e' tutta una distesa di sabbia, con soltanto stabilimenti balneari e rimessaggi privati per barche, fino ad arrivare nei pressi dell'antico castello di Santa Severa. Questo posto una volta era ricco di pesce bianco, ora purtroppo è soltanto meta di ragazzini che vanno in cerca di polpi e seppie. Qualche tentativo si può fare, quando la visibilità lo permette, alla sinistra del castello, portando aspetti, alternati ad agguati in pochi metri d'acqua, a cefali, saraghi ed orate di media dimensione, nelle ore meno battute.
Veniamo ora alla parte più interessante e più bella del nostro itinerario: le secche di Macchia Tonda. Queste secche sono suddivise in due zone ad una distanza di circa due miglia dalla costa. La prima zona e' situata davanti il castello di Santa Severa e non e' molto difficile da trovare, basta avere un buon ecoscandaglio e quando la profondita' risale da quindici ad otto, nove metri siamo arrivati sul posto. Il fondale e' formato da panettoni di grotto e roccia bianca, intervallati da sabbia e posidonia; quest'ultima nasconde molte tane. Una volta questa secca era un paradiso marino ricco di pesce e crostacei (aragoste ecc.); purtroppo il degrado ambientale e le tante reti hanno contribuito alla diminuzione dei pinnuti. Nonostante cio', per chi pesca in tana, è possibile fare buoni carnieri scovando saraghi e cefali nelle strette fenditure, oppure grosse corvine ben mimetizzate nelle tane ricoperte da posidonia. Per chi pesca all'aspetto c'e',invece, la possibilita' di insidiare, nel periodo di maggio-giugno, con la complicita' dell'acqua,è quasi sempre torbida, dentici ed orate di buone dimensioni. La seconda secca e' spostata,è piu' a sud, non di molto, con una profondita' che va dai sette ai nove metri ed il fondale e' molto simile al precedente.
Per trovare questa secca basta allineare sulla nostra destra la punta del bosco di Macchia Tonda, con la casa bianca piu' grande posta in mezzo ad altre costruzioni. Il secondo punto e' situato alla nostra sinistra allineando l'estrema sinistra del castello di Santa Severa con lo spigolo della colonia, ben visibile per il suo colore giallo. Anche qui il fondale e' formato in prevalenza da grotto, intervallate da sabbia ed alghe, dove dimorano colonie di grossi saraghi, corvine, cefali ed enormi gronghi a guardia della loro tana. Proseguendo sempre verso sud, nei pressi di Ladispoli, troviamo due zone adiacenti ricche di pesce bianco, denominate " Secche di Torre Flavia " e " Secche di Palo Laziale". Le prime iniziano da riva e precisamente davanti i resti della torre di Flavia fino ad arrivare a circa due miglia dalla costa. Le seconde secche invece, partono da trecento metri davanti il castello degli Odescalchi di Palo Laziale, fino ad arrivare ad un miglio e mezzo di distanza dalla costa. La batimetrica migliore è quella che va dagli otto ai diciotto metri di profondità anche se i margini della secca si estendono fino a venticinque metri.
Il fondale è caratterizzato dalla presenza di grossi agglomerati di grotto e roccia, ricchi di buchi e fenditure, che ospitano bellissimi saraghi, cefali , spigole ed eleganti corvine. Per insidiare le prede in tana, in questi tipi di fondali, e' consigliato usare fucili pneumatici da cinquanta, settanta centimetri di lunghezza, muniti di fiocina a cinque denti (Mustad), poiche' si ècostretti, durante le nostre ricerche, ad effettuare tiri non mirati. Da anche ottimi risultati, portare aspetti di venti, trenta secondi fuori le tane verticali, dove è possibile sorprendere i pinnuti, incuriositi dalla nostra presenza, che passano da una tana all'altra.
Si puo' praticare anche la pesca all'aspetto a saraghi, orate e qualche spigola che girano a libero, ma i risultati migliori si hanno indubbiamente in tana. Un problema di queste zone, purtroppo, e' la vicinanza del fiume Tevere, il quale condiziona la visibilita' dell'acqua. Se per un motivo ci crea seri problemi, per un'altro fa si che ci sia ancora abbondanza di pesce vista la scarsa visibilita' che perdura per molti giorni, creando una specie di riserva naturale. Pertanto bisogna fare molta attenzione alle perturbazioni, in particolare ai venti ed alle correnti meridionali che spingono i detriti del fiume verso nord, rendendo l'acqua talmente torbida che è impossibile praticare la pesca subacquea.

 

PROFONDITA' MASSIMA: 18 metri

FONDALE: Vario

COSA TROVATE: 
nei pressi di Ladispoli, troviamo due zone adiacenti ricche di pesce bianco, denominate " Secche di Torre Flavia " e " Secche di Palo Laziale".
Le prime iniziano da riva e precisamente davanti i resti della torre di Flavia fino ad arrivare a circa due miglia dalla costa.
Le seconde secche invece, partono da trecento metri davanti il castello degli Odescalchi di Palo Laziale, fino ad arrivare ad un miglio e mezzo di distanza dalla costa. La batimetrica migliore è quella che va dagli otto ai diciotto metri di profondità anche se i margini della secca si estendono fino a venticinque metri. Il fondale è caratterizzato dalla presenza di grossi agglomerati di grotto e roccia, ricchi di buchi e fenditure, che ospitano bellissimi saraghi, cefali , spigole ed eleganti corvine.
Per insidiare le prede in tana, in questi tipi di fondali, e' consigliato usare fucili pneumatici da cinquanta, settanta centimetri di lunghezza, muniti di fiocina a cinque denti (Mustad), poiche' si è costretti, durante le nostre ricerche, ad effettuare tiri non mirati. Da anche ottimi risultati, portare aspetti di venti, trenta secondi fuori le tane verticali, dove è possibile sorprendere i pinnuti, incuriositi dalla nostra presenza, che passano da una tana all'altra. Si puo' praticare anche la pesca all'aspetto a saraghi, orate e qualche spigola che girano a libero, ma i risultati migliori si hanno
indubbiamente in tana. Un problema di queste zone, purtroppo, e' la vicinanza del fiume Tevere, il quale condiziona la visibilita' dell'acqua. Se per un motivo ci crea seri problemi, per un'altro fa si che ci sia ancora abbondanza di pesce vista la scarsa visibilita' che perdura per molti giorni, creando una specie di riserva naturale. Pertanto bisogna fare molta attenzione alle perturbazioni, in particolare ai venti ed alle correnti meridionali che spingono i detriti del fiume verso nord, rendendo l'acqua talmente torbida che è impossibile praticare la pesca subacquea.
 


    Gentilmente concesso da:

 

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