Itinerari di Pesca
Liguria IM
Come avete già capito si tratta di una zona di branzini tanti e anche esemplari grossi . Nella zona della foce l’acqua è molto bassa diciamo che a 300 metri da riva ne troviamo 5 di fondo. Praticamente prendendo coma punto di riferimento il fiume Argentina possiamo sia pescare a sinistra che a destra il fondale è tutto uguale tranne dei moli e frangiflutti situati a destra. Si caccia dai 50 cm fino ai 3 metri soliti discorsi equilibrarsi bene con la zavorra e cavigliere, fucili in base alla visibilità . Il mare come dico sempre ci riserva delle sorprese per cui mai lasciare nulla al caso ,anche nell’acqua di 30 cm ci può essere un branzino di 7kg in caccia oppure un orata sulla punta di un molo o ancora dei grossi cefali o saraghi nei meandri dei frangiflutti. La difficoltà sta nello stare immobili visto che i ripari sono pochi e con lunghe apnee almeno sui 1,30 secondi e avere come alleato una visibilità sui 5 metri. I pesci presenti sono: da tana a parte i saraghi e polpi quasi nessuno mentre secondo le stagioni mormore e limoncini d’estate e cefali , orate e lecce in autunno e i branzini d’inverno.
Le zone ripeto non dobbiamo classificarle una volta sola e perché non vediamo del pesce non vuol dire che per tutto l’anno non c’è ne, ma al limite aspettiamo un paio di mesi per tornarci ,qualcosa di sicuro sarà cambiato e per conoscere una zona bisogna andarci almeno una volta ogni stagione per poi dire non mi piace. Ma se l’unico pesce degno di questo nome lo vediamo e lo prendiamo saremo contenti specie se è una spigola anche solo di un kg.Se ci troviamo nel periodo invernale per i branzini o tardo estate per le lecce e il mare è di quello giusto con la marea ,la luna ,i il vento il colore possiamo andare in uno di quei posti che riteniamo assurdi dove invece pescheremo o ci divertiremo comunque.
Dico assurdi in quanto non troveremo chissà che fondale con tane spacchi e profondità ma al contrario pochi ripari e tanta sabbia, ma comunque con del pesce anche perché è una zona proprio per queste caratteristiche poco battuta e allora anche il pesceè meno smaliziato di altre zone più belle ma più battute con il risultato di essere più spaventato e cacciato. La zona in questione non è piazzata in mezzo ad un deserto ma circondata a sinistra sempre guardando il mare dalla secca di santo STEFANO al centro da una fossa di ben 700 metri e a destra da capo VERDE e la parte di porti di SANREMO, tutte queste aree portano molto pesce proprio qui in quanto:uno abbiamo il fiume Argentina che scarica acqua praticamente tutto l’anno ,non facciamoci prendere dal panico se un fiume a 10 metri del mare si interra in quanto la pressione e la capillarità della sabbia farà si che in mare più o meno davanti all’imboccatura uscirà dell’acqua dolce.
PROFONDITA' MASSIMA: 20 Mt.
FONDALE: rocce, sabbia, posidonie
PUNTO DI PARTENZA: A sinistra del porto di Imperia (guardando il mare)
COSA TROVATE: Un relitto appoggiato sulla sabbia dista 500 metri da capo BERTA ad una profondità di 11 metri (loran 43° 53' 39N),un altro a 8 metri( 43°53 88N). La zona di caccia è molto vasta circa 2,5km possiamo farla tutta e tornare a piedi in quanto in qualsiasi momento possiamo risalire sulla strada che è percorribile solo più a piedi e chiusa al traffico. Il percorso può continuare appena dopo il lungo molo che vedremo subito sorpassato il capo Berta. Anche questa zona non è molto battuta dai torinesi , mentre invece i liguri la conoscono bene in quanto è abbastanza pescosa e bella, la zona rocciosa si estende variabilmente dai 20 ai 50 metri da riva morendo poi tra qualche posidonie e sabbia ,ma specie all'inizio invece abbiamo vari e grossi massoni che muoiono sulla sabbia. Nelle tane più profonde si puo trovare qualche occhiata e saraghi di medie dimensioni e qualche corvina a parte i più facili gronghi e rara murenetta. Nel periodo estivo anche il passaggio di mormore e corpulente triglie ,oltre che limoncini. Dall'inverno da marzo a maggio corpulente spigole sono invece di casa. Passano anche le seppie e i totani per la loro riproduzione. A ottobre pochi saraghi ma grossi. Quasi tutto l'anno dei bei salponi con vari cefali a seconda della stagione circolano molto tranquilli. Passaggio nella giusta stagione di orate e mormore. Fa parte di quei percorsi che si possono fare sia in estate che in inverno e possiamo organizzarlo, all'andata pescare in acqua più fonda visto che siamo riposati e al ritorno in acqua bassa. In estate col mare calmo è
difficile avvistare il pesce se non si hanno apnee molto lunghe intorno sui 1,30 sec, e armati con fucili lunghi. La zona presenta varie tane che con la visita ripetuta del luogo possiamo trovare e segnarcele, portiamoci pertanto la torcia e un fuciletto da tana.
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Gentilmente concesso da:

A DESTRA GUARDANDO IL MARE
Sfocia un primo fiumiciattolo,il torrente Cervo che alimenta tutta la zona favorendo il passaggio di vario pesce, anche se al confine con Diano marina due km più giù abbiamo un altro torrente:il San Pietro. Tra questi due fiumi il territorio è ricco di una serie di moletti e di barriere frangiflutti messi li da anni che così sono ormai ricchi di vita loro piccoli animaletti e conchiglie varie che permettono ai vari pesci di nutrirsi. Vale la pena di spingervi al largo sul vario sedimento del torrente Cervo per dei lunghi aspetti visto che in stagione fine estate passano le lecce. L’azione di caccia a riva si svolgerà in un ambiente morfologicamente semplice, caratterizzato da batimetriche bassissime da ridossi con molteplici vie di accesso a terra.
Cacciare in questa zona bisogna andare con il mare in movimento ma guardate il livello di torbidità prima di immergervi , e rinunciate con il mare calmo. Nei pressi del fiume da poco è stato costruito un porticciolo facciamo attenzione al passaggio delle barche.
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A SINISTRA GUARDANDO IL MARE
Lasciati tutti i moli alla nostra destra ci inoltriamo nella zona costiera di roccia naturale molto buona per svolgere l’agguato oltre che l’aspetto e si chiama Porteghetto , mancano ancora 4oo metri al capo Cervo , ma la zona e ricca di lastroni che scendono in acqua, baiette ,massi che tutta la zona è molto lunga da CAPO CERVO ad ANDORA abbiamo 2 km di costa rocciosa sempre più degradante e rarefatta di pietre nelle vicinanza della spiaggia di ANDORA. Si arriva ad un punto con un piccolo porticciolo con una lunga massicciata anche dopo tra piccoli massi della ferrovia e ciottoli in inverno il branzinone c’è bisogna solo prenderlo. Che però dopo circa 500 metri di sabbia troviamo il torrente Merula che scarica acqua praticamente tutto l’anno,e per chi ha fortuna di trovare più al largo i vari massi di sicuro qualche bella cattura si può fare. questa zona è sempre più limpida dell’altra e aumentano anche le tane. Si consiglia di fare l’andata a riva e il ritorno al margine delle rocce con la sabbia. Meglio portarci un fucile medio lungo e in boa torcia e fucile corto. Non è difficile trovarci anche murene e corvine. Pesce stanziale sono i cefali e i saraghi e tordi e grosse salpe. Inverno fa capo il branzinone e d’estate grosse lecce. Al largo una dorsale rocciosa parallela alla costa parte dai 10 fino ai 20 metri con vario pesce a seconda delle correnti. Al largo meglio con il gommone ci sono varie macchie di posidonia e grotto con anche tre secche o.grossi scogli ma su i30- 35- 37 metri ,chiamati rispettivamente PAPPAGALLINO ,PAPPAGALLO E PILONE, solito pesce di passo. Le due zone sono troppo estese per farle insieme consiglio di essere in due e tirare a sorte per la zona di sinistra o quella di destra e un’altra volta alternarsi per poi decidere su quella migliore, visto che comunque il pesce c’è,
PROFONDITA' MASSIMA: 20 Mt.
FONDALE: scogli, grotto, sabbia, posidonie
COME ARRIVARE: Prendere autostrada SAVONA-VENTIMIGLIA direzione Ventimiglia, uscire a Ospedaletti.Seguire verso Ventimiglia a fondo paese e inizio salita a sinistra c’è “tiro al volo” con una strada chiusa, seguire col mare a sinistra. C’è un bar.Il mare è a 7 metri.
PUNTO DI PARTENZA: Dalla spiaggia del "tiro al volo"
COSA TROVATE: Davanti a destra: qui il fondale è roccioso misto a sabbia e degrada, cosparso di posidonie, fino a 30 metri. La roccia è composta da nuclei di scogli intarsiati da spugne e gorgonie bianche e gialle. Alla base di questi scogli si aprono gli spacchi che fanno da tana a gronghi, saraghi ed anche alle aragoste. Dopo i 12 metri di profondità bisogna far attenzione a una corrente piuttosto fastidiosa che sospinge in direzione di ponente. Per tutta l’estensione della baia, fino al versante opposto all’altezza di Madonna della Ruota, il fondale è composto da fango, sabbia e posidonie. Poche rocce. Davanti a Madonna della Ruota, tra i 12/14 metri, appare l’acquedotto sottomarino che rappresenta un’inusuale zona di caccia. Nelle campate che forma il tubo sollevandosi dal fondale si rifugiano, infatti, saraghi, gronghi, murene. Sul tubo si ha anche l’occasione di trovare numerose ostriche, affatto turbate da un simile impianto innaturale. Stessa impassibilità per le mennole che si divertono a volteggiare sopra e sotto il tubo. Proseguendo, davanti a P.ta Migliarese, ovvero davanti al Grand Hotel del Mare, il fondale, formato da massi naturali e riportati, si estende fino a 12 metri. Più entusiasmante per l’apneista è la diga frangiflutti che si trova entro la franata di massi. Da maggio a settembre è la stagione migliore: l’acqua ritorna ad essere limpida, il flusso dei torrenti, con l’estate, si è prosciugato. Questa zona è frequentata da saraghi e orate ma non di rado è stato avvistato e preso qualche bel branzino sui 7/8 chili. Davanti a sinistra: la zona è delimitata da una fila di boe rosse in quanto i pallini potrebbero cadere in mare. Oltre, c’è un piccolo porto di un albergo e poi Capo Nero. In questa zona nuotano cefali, salpe, saraghi e qualche spigola, tutti pesci estremamente smaliziati. Sul capo i branzini hanno dimensioni di tutto rispetto; si incontrano in particolar modo con mare mosso e acqua torbida. Fuori da Capo Nero, proprio davanti al tiro a volo, c’è l’omonima secca. Qui, la profondità è leggermente superiore ed è compresa tra i 13 e i 18 metri.Formata da diverse schiene di roccia nasconde saraghi, cefali, marvizzi, qualche rara corvina e, in estate, pure qualche dentice. Praticamente qui gli spacchi più fondi possono essere abitati da diversi pezzi, per cui, una volta localizzato quello buono, bisogna agire con calma e lucidità per ottimizzare la nostra azione.Si pesca in tana e all’aspetto effettuando tiri piuttosto lunghi su saraghi e corvine, che, seppur rare, possono raggiungere e a volte superare i due chili di peso.Da tenere presente le strisciate di roccia ai bordi della secca. Se un pesce è nei paraggi verrà sicuramente a tiro del sub all’aspetto.
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Segnalato da: http://www.cunesub.it
Gentilmente concesso da:

Partendo dal torrente Cervo che alimenta tutta la zona favorendo il passaggio di vario pesce, anche se al confine con Diano marina due km più già abbiamo un altro torrente:il San Pietro.
Tra questi due fiumi il territorio è ricco di una serie di moletti e di barriere frangiflutti messi li da anni che sono ormai ricchi di vita loro piccoli animaletti e conchiglie varie che permettono ai vari pesci di nutrirsi. Vale la pena di spingervi al largo sul vario sedimento del torrente Cervo per dei lunghi aspetti visto che in stagione fine estate passano le lecce
. L'azione di caccia a riva si svolgerà in un ambiente morfologicamente semplice, caratterizzato da batimetriche bassissime da ridossi con molteplici vie di accesso a terra.
Cacciare in questa zona bisogna andare con il mare in movimento ma guardate il livello di torbidità prima di immergervi , e rinunciate con il mare calmo. Nei pressi del fiume da poco è stato costruito un porticciolo facciamo attenzione al passaggio delle barche. Tecnica l' aspetto in poca acqua ben zavorrati senza eccedere e con un fucile medio, branzini grossi e orate ci sono.
Opereremo da 50cm a 3 metri facendo vari aspetti, ogni tratto dopo la visibilità che ,dai 5 ai 10 metri. Tutta la zona dei moletti abitata anche da grossi gronghi e tordi bisogna farla con calma e non lasciare nulla al caso saragoni e orate e cefali anche loro abitano nei pressi.
Sia nei pezzi interni che esterni dei frangiflutti sono da controllare bene uno all'andata e poi altro al ritorno
Questa zona la possiamo dividere in due zone sinistra e destra in quanto abbiamo visto che abbiamo parecchio percorso in entrambi i lati e possiamo farli in due volte in tutta calma e non dare nulla per scontato.
Nella zona sfocia il Rio San Lorenzo, a destra per 2 Km abbiamo una costa rocciosa fino alla Torre dei Marmi.
Dall' altro lato a sinistra fino alla Torre di Prino. Anche qui la costa è intervallata da posidonie e rocce sparse sulla sabbia ma tutta la costa nell' acqua bassa e nei periodi giusti, i grossi Branzini vi stazionano in quanto abbiamo vari scoli d' acqua anche delle serre collinari.
Per chi ha il gommone fuori dritti dal porto a circa un miglio possiamo trovare una bella cigliata sui 25 m di profondità.
Il rio San Lorenzo purtroppo è di poca gittata se non addirittura in secca, ma quando piove staremo certi che tutti i Branzini e anche grossi si danno appuntamento, come anche i Cefali dorini e Mormore all’ inizio e fine estate seguite da Lecce e di Ricciolette anche sui 30 kg.
Invece sono scarsi i Saraghi grossi e le Orate. La zona come vedremo è ricca di frangiflutti moletti e la zona del porto, tutte zone ricche di piccoli meandri ma dove si può nascondere un grosso pesce. Tecnica dell’ agguato mista agli aspetti con particolare attenzione alla zavorra. All’imboccatura del porto staremo attenti alle poche barche che passeranno ( nel Periodo invernale e alle ordinanze che proibiscono la pesca. Ma parallelamente alla massicciata del porto troviamo con poche decine di metri una striscia di posidonia tra sassetti e poco grotto, questa zona si estende per centinaia di metri dove si deve pescare all’ aspetto su un fondale comunque basso sui 5 metri. Le lecce possono arrivare da tutte le parti per cui attenzione alla mangianza di Sugharelli, Occhiate e Latterini. In mezzo a tutto ciò incrociamo di sicuro la condotta d’ acqua il solito grosso tubo di un diametro di un metro, dove altri aspetti saranno fruttiferi, attenzione perché fa tana di grossi Tordi, Corvine e Gronghi, Murene, Saraghi e Capponi. Il momento più giusto è quando il mare ‘ bolle ‘ , cioè mosso ma che si veda ancora almeno sui 3 metri. Se vogliamo pescare con un 75 ricordiamo che i Branzini ci sono anche oltre i 5 kg e il mulinello se non lo volete sul fucile almeno sul braccio o in cintura.
Ben presto giungiamo in vista dell’ estuario del fiume, chiudiamo la traiettoria esterna e iniziamo a sorvolare una distesa di rocce sparpagliate che ci accompagnano per alcune decine di metri, bisogna prestare molta attenzione all’ apice dei moletti e alle scogliere questi sono i posti migliori per i branzini. Sparpagliate qua e la per l’ alluvione ci sono parecchie automobili affioranti che possono fungere da riparo per i nostri aspetti.
Oltrepassato il molo a sinistra del torrente filiamo al cospetto di una distesa di sabbia, raggiungendo un' altra serie di massi, ma portiamoci più all’ interno sulla ghiaia in un posto quasi insignificante, in realtà ci sono i Branzini.
Arriviamo all’ ultima barriera artificiale di San Lorenzo che parte dalla spiaggia e poi si allarga a semicerchio, specie nella parte esterna i muggini si intanano. Dopo di ché siamo giunti all’ inizio di un altro posto interessante che si snoda tra lastre di pietra e una bassa scogliera che continua per qualche centinaio di metri, fino all’ ex Sanatorio di Costa Rainera con ancora varie scogliere altanelanti.
Tutta questa parte di Liguria offre più di una zona da vedere con il gommone in quanto la parte di moli e porti di Sanremo è molto vasta, difficile da raggiungere e come si sa vietata, oltre alle varie secche presenti.
Comunque ecco un itinerario di zona da fare a nuoto partendo da riva.
Dall'autostrada ci rechiamo se siamo usciti ad ARMA verso SANREMO o viceversa verso il faro di capo VERDE che si vede dalla strada tranne quando ci siamo vicini difficilmente al primo passaggio troveremo il posto ma quando saremo arrivati in prossimità della spiaggia dove inizia SANREMO abbiamo due possibilità: trovare un’entrata in acqua da queste parti o tornare indietro lentamente per circa 1 km e trovare il ponte sul torrente ARMEAPossiamo lasciare l'auto sull’AURELIA e scendere nel sentiero di fianco al torrente per 300 metri.
La zona di pesca si estende per circa 1,7 km. La parte del capo è più limpida di altre zone in quanto ricca di posidonia anche molto al largo attutendo così il torbido del mare mosso La parte di sinistra guardando il mare ci offre ben poco e la consiglio solo d'inverno per la presenza delle spigole fino dove la sabbia inizia spingendoci fino alla fine di quei vari massi e ciottoli portati dal fiume circa 100 metri di costa. Invece a destra entrati in acqua molto silenziosamente subito, a 50 metri da dove entriamo, incrociamo un grosso tubo che è dell’acquedotto, in estate ci gira un branco di denticiotti purtroppo si interra subito ma se avete il gommone si può seguire la traiettoria e vedere dove sbuca.
Tutta la parte destra che termina all’inizio di SANREMO è da battere all'agguato a riva e solo nei mesi tra aprile e novembre anche più al largo. Attenzione al mare in quanto se sale non sarà facile uscire in qualsiasi momento non essendoci il bagnasciuga, il vantaggio è che di cannisti, ma anche di sub, ne troveremo molto pochi. La zona non offre molte tane ma più pesce di passo anche se al largo come abbiamo detto la zona è buona per le varie risalite rocciose e anche per la ricca ossigenazione delle posidonie. Questo posto mi piace per il pochissimo traffico di gente anche i pesci sono abbastanza avvicinabili, ma purtroppo non ho mai visto nulla di grosso.
PER IL GOMMONE: Segnalo la prima secca davanti al porto vecchio di Sanremo che si chiama secca dell’IMPERATRICE con una profondità tra i 10 ed i 15 metri,lunga circa 200 metri dista da riva sui 350 metri. Costituita di dorsali di roccia e grotto il tutto circondato da posidonia e sabbia, si può pescare in tana ma in estate anche all’aspetto per i dentici e le ricciolette che stazionano in zona. DA SANREMO a CAPO dell'ARMA ci viene segnalata posidonia e roccia dai 20 fino ai 32 metri di profondità e dal capo dell’ARMA a BUSSANA c’è una secca denominata dei CAPPONI che raggiunge i 25 metri. Molto pesce di passo in quanto la zona non offre molti ripari anche se è ricca di posidonia fino al largo oltre i 200 metri. Al largo si erge una secca nominata CAPO dell’ARMA che però arriva sui 20 metri facendo una caduta sui 28 dritta al capo (si trova con l’ecoscandaglio) , si tratta di una parete rocciosa con varie fratture e spacchi ricchi di vita, gronghi murene capponi e anche saraghi oltre al solito pesce presente sulle secche.
Situato a est di Bordighera a circa 5 km dalla uscita della autostrada proprio tra il porto e il centro abitato.
Parcheggio in uno spiazzo a 50 metri il mare. In questa zona segnaliamo al largo sui 20 -25 m. una dorsale rocciosa fatta da enormi scogli ma con corrente. Entrando in acqua ci troviamo tra il porto a sinistra e un molo a destra. Il fondale si presenta con tantissimi massi e roccia naturale che forma dei canaloni che vanno verso il largo specialmente dal lato sinistro del molo. Andando verso il porto la massicciata bella ampia tocca poi la sabbia sui 6 m. Dal molo a destra presente non subito la sabbia ma se proseguiamo paralleli alla riva troveremo altri massi e un fondo di ghiaia. Nella zona dovrebbe esserci uno sbocco di acqua dolce ma non so con precisione dove, forse tra il molo.
L' acqua generalmente poco torbida, con una visibilità tra i 5 e i 10 m.
Meglio andarci con un mare leggermente mosso, ma non troppo. Verso il porto sono presenti grossi cefali, e anche saraghi che escono dalle varie tane presenti. Dalla parte destra del molo quasi sempre presente un branco di mormore anche di buona taglia. Ovunque il fondale disseminato di numerosissimi ricci e di lumache di mare per cui saraghi in circolazione.
Vari branchetti dei soliti cefaletti da porto per cui branzini. Presenza un pò ovunque di numerosissima mangianza, tra cui occhiate anche di peso, mennole, castagnole, bughe, e anche aguglie per cui lecce. Anche se sembra un posto corto e veloce, possiamo invece battere tutto il sotto costa al primo passaggio in quanto la zona di acqua bassa a riva notevole e valida per l' agguato ai branzini, mentre al ritorno ci soffermeremo a fare gli aspetti al termine dei vari massi che terminano sulla sabbia, o sulle sommità delle lame di roccia. La cosa piuimportante il primo posto dalla foce del fiume ROIA dove la costa costituisce un capo e per cui un habitat, per questo ricco di mangianza e possono girare di conseguenza tutti gli altri pesci. La seguente zona è famosa dai pescatori con canne per il passaggio notturno di grossi calamari che dalla zona sabbiosa entrano nei meandri del molo per fare le uova. Pesce vario ma non di grossa taglia.


A Santo Stefano davanti al porto vi è una grande secca, famosa, bellissima, che inizia nel sotto costa e si estende verso il largo, consentendo di pescare sia a profondità medio basse sia a quote molto impegnative.
Si può partire anche da terra, ma per battere i cigli e le risalite di grotto più lontani è indispensabile usare un’imbarcazione. Per chi non vuole spolmonarsi conviene ispezionare accuratamente le barriere frangiflutti: al mattino presto si incontrano corpulenti saraghi e orate che potrete arpionare dopo aspetti portati in tre o quattro metri d’acqua, oppure compiendo agguati tra le rocce appoggiate sulle posidonie. Un filo di “maretta” da levante crea le condizioni ideali per intorbidire leggermente l’acqua e dare al sub un notevole vantaggio.
L’area compresa tra la diga portuale e i moli paralleli alla costa è assai estesa ed è abitata da molte specie, ma soprattutto dai cefali dorini; ne troverete branchi vastissimi e con un arbalete da90 vi divertirete senza mai scendere oltre i cinque o sei metri di profondità. A qualche centinaio di metri dalla costa le batimetriche si aggirano sugli otto, dieci metri e morfologicamente non si è discostato da quelle analizzate in precedenza: ciuffi vasti di posidonie rivestono lastre madreporiche, bordano catini, buche, e si alternano a fazzoletti di rena e ad agglomerati di pietroni. Sparidi, ricciolette, murene, gronghi, tordi, polpi e i sottili muggini sono i compagni di viaggio che scorgerete un po’ dappertutto. La secca si estende verso sud est per meno di un miglio di larghezza e si spinge in fuori per circa un paio, compiendo una specie di semicerchio.
A circa 700/800 metri di distanza da riva vi è una grossa condotta idrica posta parallelamente alla costa: è l’acquedotto che trasporta l’acqua da Porto Maurizio a Capo dell’Arma, poco prima di Sanremo. Lo “sbarramento” è frequentato spesso da nuvole di pesciolini e, in questo periodo, anche da molte aguglie: la quota operativa è di 14/15 metri e si incontrano gruppi di denticiotti, ricciole e palamite. Nella distesa sconfinata di coralligeno ogni tanto si aprono tagli e fessure: vale la pena esplorarli con l’ausilio di una lampada e un corto oleopneumatico; si nascondono saraghi, gronghi, murene, marvizzi, rari gattucci, eccetera.
La secca, proseguendo, si interrompe in più punti formando avvallamenti che muoiono nella sabbia e nel fango a 25/30 metri, per poi risalire e sprofondare nuovamente: aiutandovi con l’ecoscandaglio o con planate a mezz’acqua, cercate le rocce isolate, i picchi di piccole dimensioni (una decina di metri quadrati o poco più)che assommano a 17/18 metri. L’acqua raramente è limpida da consentire una ventina di metri di visibilità e spesso la corrente è impetuosa: i rialzi non sono quindi facilissimi da trovare, ma ne vale la pena visto che in questi luoghi non è raro scorgere ancora esemplari di cernie, nonché gruppi di dentici e ricciole. Verso est e all’estremità sud la secca precipita con un caduta spettacolare e gradoni che scendono inizialmente a 35/40 metri e poi a oltre 65/70 metri. I profondisti potranno esplorare il ciglio situato su filo dei ventotto, trenta metri, facendo attenzione, oltre ai saltuari branchi di barracuda e di pelagici, anche a qualche verdesca che non disdegna affatto nuotare in queste acque.
